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Il datore di lavoro può rifiutare la cessione del quinto?

La cessione del quinto è un diritto

Il datore di lavoro NON può rifiutarsi di accettare la cessione del quinto richiesta da un dipendente, ma ha obbligo di accettarla in base alla Legge Finanziaria del 2005. Questa legge ha infatti integrato e corretto la legge che ha istituito la cessione del quinto (Legge n°180/50) e l'ha resa un diritto del lavoratore dipendente e del pensionato.

Al datore di lavoro viene richiesta la compilazione del certificato di stipendio, che è quel documento che attesta i dati relativi alla tua retribuzione e alla tua posizione lavorativa.

Questo modulo è il primo documento necessario per accedere ad un finanziamento con cessione del quinto dello stipendio nel caso tu sia un dipendente di azienda privata.

Questo modulo deve essere compilato dalla tua azienda e contiene alcuni dati fondamentali per impostare la pratica di finanziamento, in particolare:

  • i tuoi dati anagrafici;
  • la data di assunzione;
  • il tipo di contratto (se è a tempo determinato o indeterminato);
  • la retribuzione lorda e netta;
  • la qualifica;
  • l'indicazione di eventuali altre operazioni di cessione in corso sullo stipendio o pignoramenti;
  • l'indicazione del TFR attuale nel caso venga tenuto in ditta o versato al fondo tesoreria INPS;
  • eventuali provvedimenti disciplinari

Oltre ai tuoi dati, il certificato di stipendio contiene anche i dati relativi all'azienda per cui lavori:

  • la ragione sociale;
  • la partita IVA;
  • la sede legale
  • il numero dei dipendenti
  • il capitale sociale

Si può dire che questo documento certifica i dati essenziali per poter valutare se una eventuale operazione di cessione del quinto dello stipendio è impostabile e per quali importi.

Una volta definito l'importo con il quale è possibile procedere con il prestito con cessione, si predispone il contratto che verrà notificato alla tua azienda insieme al modulo chiamato atto di benestare, che deve essere firmato dal datore  di lavoro per procedere con la liquidazione del finanziamento.

La notifica è necessaria perché informa il datore di lavoro, attraverso la copia del contratto, sull’importo della rata da trattenere in busta paga indicando le coordinate bancarie dove dovrà essere versata mensilmente la rata e sulla data di decorrenza della cessione.

Bisogna specificare che la legge prevede che la cessione del quinto è un diritto per i dipendenti e i pensionati, ma non prevede l’obbligatorietà della firma dell’atto di benestare da parte delle aziende datrici di lavoro.

Questo significa che possono verificarsi le seguenti situazioni:

  • La ditta firma l’atto di benestare: una volta ricevuto l’atto di benestare firmato la finanziaria procede con l’erogazione del prestito.
  • La ditta non firma l’atto di benestare, ma predispone una sorta di atto sostitutivo, cioè compila una dichiarazione in carta intestata con la quale conferma che procederà con l’addebito delle rate a partire dalla decorrenza richiesta. Normalmente la dichiarazione sostitutiva è sufficiente per procedere subito con l’erogazione del prestito
  • La ditta non firma nulla, ma procederà con l’addebito delle rate sulla busta paga. In questo caso, di solito, è necessario attendere il primo addebito sulla busta paga per avere conferma che l’operazione è stata regolarmente recepita dalla tua azienda. In questo caso si parla di MESSA IN QUOTA dell’operazione di cessione del quinto. La cosa spiacevole è che ti vedi addebitata la prima rata senza avere avuto ancora l’erogazione del prestito, anche se non c’è da preoccuparsi, perché questo viene erogato quasi immediatamente dopo aver inviato alla finanziaria la busta paga con evidenza del primo addebito.

Entrando nello specifico:

  • Il datore di lavoro non può rifiutare al di dipendente di fare un prestito con cessione del quinto dello stipendio.
  • Il datore di lavoro ha, invece, compiti di controllo e verifica del rispetto dei limiti di legge del prestito: deve, ad esempio, controllare che la rata proposta non ecceda il limite del 20% (il quinto) dello stipendio netto; nel caso il contratto di prestito indichi una rata  che ecceda il quinto dello stipendio, il datore di lavoro può legittimamente respingere il contratto chiedendo contestualmente alla Banca di ricompilare il contratto con una rata che rientri nei limiti di legge.
  • Il datore di lavoro deve  garantire il pagamento puntuale delle rate mensili: nella cessione del quinto dello stipendio il pagamento delle rate viene fatto dal datore di lavoro tramite la trattenuta sullo stipendio del suo dipendente, il quale incasserà il netto.
  • Il TFR viene vincolato e deve essere messo a garanzia del prestito: in caso di licenziamento del dipendente, di insolvenza o di impossibilità di pagamento delle rate, la banca potrà richiedere che venga utilizzato il Trattamento di Fine Rapporto per rientrare dell'importo residuo del finanziamento.

 

Rifiuto della cessione del quinto dello stipendio

La cessione del quinto è un diritto ma, di fatto, mi è capitato di verificare che qualche ditta, in sede di firma del contratto di assunzione, faccia firmare una dichiarazione con la quale il dipendente si impegna a non richiedere la cessione del quinto sullo stipendio.

Capita molto di rado e non è un comportamento legale, ma il dipendente si rassegna e, per non entrare in una battaglia legale con il datore di lavoro, preferisce rinunciare al finanziamento.

Altre volte, invece, la ditta si è rifiutata di procedere con la firma del benestare per alcune problematiche relativa al dipendente, ad esempio perchè questo aveva espresso l’intenzione di licenziarsi entro breve o per richiami o sanzioni disciplinari per comportamenti scorretti.

Oltre a queste situazioni riconducibili al datore di lavoro ci sono tutte le altre motivazioni di rifiuto dovute ai criteri di assumibilità bancaria e assicurativa, già affrontate in un precedente articolo (Cessione del quinto rifiutata. Come mai? Che cosa fare?) che riassumo di seguito:

  • Assumibilità della tua ditta per l’assicurazione (ditta NON  ASSUMIBILE)
  • Forma societaria della tua ditta: alcune ditte non sono assumibili semplicemente perché l’assicurazione ritiene che alcune forme societarie non siano sufficientemente affidabili o sicure (Ditte individuali, SNC, cooperative).
  • Numero di dipendenti inferiori a 16: la maggior parte delle finanziarie non prendono in considerazione operazioni di cessioni per ditte che abbiano un numero di dipendenti inferiore a 16, perchè considerate eccessivamente rischiose in caso di crisi aziendale. Ci sono alcune società finanziarie che valutano invece anche questo tipo di operazioni, chiamate cessioni SMALL BUSINESS. Contattaci se questo è il tuo caso.
  • Plafond superato: può essere che la tua ditta sia ottima, ma che la finanziaria o l’assicurazione abbia già approvato  troppe operazioni di cessione con la tua azienda in base a propri parametri di valutazione.
  • Pagamenti non regolari della tua ditta: può essere che la cessione ti venga rifiutata perché la tua ditta ha dimostrato, nel passato, di non pagare con regolarità le rate che ti sono state addebitate sulla busta paga.
  • Problemi di salute: come già anticipato, la presenza di patologie che possono compromettere la buona salute o addirittura la vita,  potrebbe determinare un esito negativo da parte dell'assicurazione.
  • Assunzione recente o TFR insufficiente.
  • Reddito mensile troppo basso: nella cessione del quinto la rata non può superare il quinto dello stipendio, con il vincolo che, una volta decurtata la rata, ti rimanga almeno un importo minimo di reddito  (normalmente legato al  “trattamento minimo garantito ” definito dall'INPS, pari a circa  515 euro mensili per il 2020).
  • Cessione del quinto “non rinnovabile”: in base all’articolo 39 della DPR 180 del 1950, la cessione del quinto è rinegoziabile (rinnovabile) solo se sono trascorsi i due quinti della durata iniziale (salvo il caso dei 60 mesi, che è rinegoziabile anche subito con una operazione a 120 mesi). L’esito negativo potrebbe quindi  essere determinato dal fatto che è troppo presto per richiedere il rinnovo.
  • TFR versato in un fondo non escutibile: è possibile che la tua richiesta venga rifiutata perché aderisci ad un Fondo Pensione che è non vincolabile per la cessione
  • Situazioni di Sovraindebitamento.
  • Esito negativo per prestito ad incaglio: alcune banche, paradossalmente, non accettano la cessione del quinto a loro clienti che hanno prestiti incagliati, per cui può succedere che tu chieda alla tua banca la cessione del quinto per sanare una posizione in sospeso, ottenendo però un rifiuto.

 

La cessione del quinto è un diritto, ma affidati solo a professionisti

Spesso la cessione del quinto è considerata l'ultima spiaggia, l'ultima soluzione nel caso in cui il prestito personale con addebito sul conto corrente venga respinto.

Se però anche questo prestito viene respinto potresti ritrovarti in seria difficoltà economica, ma anche emotiva.

Nel caso tu abbia ricevuto un esito negativo dalla tua banca la soluzione più ovvia è quella di cercare un'altra società disposta a valutare la tua situazione.

Affidandosi comunque a consulenti seri, regolarmente iscritti all'albo, affidabili e con l'esperienza e gli strumenti per poter anticipare e risolvere tutte le possibili problematiche.

Io e il mio team siamo specialisti della cessione del quinto da oltre 20 anni e saremmo molto felici di mettere a disposizione la nostra professionalità per poterti aiutare.

Affidati a noi per trovare la soluzione migliore.

 

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Autore: Max Pinzuti

mail: info@1prestito.it

Specialista nel settore dei prestiti personali e prestiti con cessione del quinto dal '99.

Collaboratore di Credipass Società di Mediazione Creditizia, albo OAM M12.

Operando con oltre 20 istituti bancari e avendo una esperienza di oltre 20 anni, farò tutto il possibile per aiutarti a realizzare i tuoi progetti.

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